Il gusto dell'impresa - La Mia Prima Granfondo
Persone

Il gusto dell’impresa

La prima volta che ho superato i 100 chilometri. La prima volta che sono andato oltre i 2.000 metri di altitudine. La prima volta che ho tagliato il traguardo di una granfondo. Piccoli, forse piccolissimi, traguardi, ma che nella mia testa rappresentano altrettante imprese. Porsi un obiettivo, lavorare per ottenerlo e infine raggiungerlo, è un processo che lascia un profondo senso di soddisfazione. Non serve essere psicologi per saperlo, è qualcosa che capita a ognuno di noi. A chi va in bici capita con ancor maggiore frequenza . Durante ogni allenamento, riuscire a stare a ruota dell’amico che fino a ieri ci staccava o arrivare in cima allo strappetto senza la lingua di fuori, rappresenta una soddisfazione e un piccolo passo verso un obiettivo più grande: la nostra personale impresa. C’è però un problema: dopo ogni traguardo raggiunto, non ci accontentiamo, vogliamo che il traguardo successivo sia un po’ più tosto, un po’ più difficile da raggiungere. Si cerca un’impresa più difficile o, come si suol dire, si alza un po’ l’asticella. Oggi voglio raccontarvi la storia di una persona che l’asticella l’ha alzata veramente tanto.

Mariano al cambioLa storia di Mariano

Facciamo un salto indietro nel tempo di un paio di anni. Sto pedalando tranquillamente in gruppo e chiacchiero con Mariano. È un triatleta e mi sta spiegando le varie distanze di questa specialità che a me sembra ai confini dell’impossibile. Lui si limita alle distanze che si definiscono Olimpiche: 1.500 metri di nuoto, 40 chilometri in bici e 10 di corsa. Ma nel triathlon c’è una specialità che è un po’ il sogno di tutti: l’Ironman, 3.800 metri di nuoto, seguiti da 180 chilometri in bici, di fatto una cronometro individuale, visto che il regolamento proibisce di sfruttare la scia di altri concorrenti, e per finire la corsa sulla distanza della maratona, 42.195 metri! Per intenderci, è la prova che Alex Zanardi ha completato nel 2014 alle Hawaii, diventando così un “finisher”. E Mariano? Lui non ci pensa nemmeno, troppo impegnativo. Serve un sacco di allenamento, e per l’allenamento serve tempo. E dopo la prova serve altro tempo per recuperare, settimane intere, perché l’Ironman semplicemente ti prosciuga. Niente da fare, troppo ambizioso per lui.

Ora torniamo ai giorni nostri. È il 24 settembre 2017 e a Cervia si disputa l’Ironman: Mariano è alla partenza! Cos’è successo in questi due anni, cosa gli ha fatto cambiare idea? È molto semplice: Mariano ha alzato l’asticella. Continui a praticare la tua disciplina, vedi che ogni volta riesci ad andare un po’ più in là. Vedi i tuoi compagni, con i quali ti alleni o gareggi spesso, provarci e riuscirci. E alla fine ti chiedi: ma perché non ci provo anch’io? Naturalmente, un conto è decidere di provarci, altra cosa è farlo. Ho incontrato Mariano un paio di settimane prima dell’Ironman e mi diceva che si stava allenando, con questo obiettivo in mente, dal novembre precedente. Quasi dieci mesi di allenamento per una sola giornata di gara. E quando gli ho chiesto come si sentiva, mi ha risposto: “Be’, ho paura”. Non ho pensato di chiedergli di cosa, ho dato per scontata la risposta. Io penso che avesse paura di deludere se stesso, di scoprire che aveva alzato troppo l’asticella e che aveva già raggiunto i suoi limiti. Chi potrebbe dargli torto? L’asticella l’aveva messa veramente in alto. Pensate soltanto a cosa voglia dire finire 180 chilometri in bici a cronometro! Nemmeno i ciclisti professionisti fanno distanze del genere a cronometro e fanno uno sport fra i più duri del mondo. Quando arrivano hanno docce e massaggi, Mariano, dopo i 180 chilometri, aveva la prospettiva di una maratona davanti a se. Nessuna meraviglia che potesse avere un po’ di paura!

Mariano finisherLa gara: ecco l’Ironman

Esiste una app, IRONMAN Track, che permette di seguire in tempo reale la prestazione di un triatleta. Ed è proprio quello che ho fatto io durante la gara di Mariano. Naturalmente, essendo abbastanza digiuno della disciplina, facevo fatica a interpretare i dati che leggevo e così, quando i suoi tempi salivano, mi preoccupavo, pensavo potesse essere in crisi, magari con i crampi. Qualche giorno dopo la sua gara ho incontrato Mariano e mi sono fatto raccontare com’era andata. Ho scoperto che avrei potuto fare a meno di preoccuparmi e che i suoi rallentamenti, soprattutto nella frazione di corsa, erano dovuti in parte all’incontro con altri triatleti amici un po’ in difficoltà e in parte a una scelta precisa, percorrere tratti più lentamente per non rischiare di scoppiare. Nei 10 mesi precedenti, Mariano non aveva allenato solo gambe, braccia e cuore, ma aveva anche preparato la testa per l’impresa, si era immaginato problemi, difficoltà, aveva valutato le sue forze e scelto la strategia giusta per non “andare fuori giri”. Il risultato? Oggi Mariano è un finisher, ha terminato la sua gara senza particolari patemi, in 12 ore e 37 minuti, 1.397° su 2.083, 56° della sua categoria. Credo che possa legittimamente considerare l’Ironman di Cervia  l’impresa (sportiva) della sua vita.

Mariano 4° da sinistra
Mariano, il quarto da sinistra, con i Lenti e Contenti

Io sono assolutamente consapevole della necessità di preparare imprese di questo livello e so che non sono alla portata di tutti. Il protagonista della storia che vi ho raccontato è una persona che si allena quasi tutti i giorni da tanti, tanti anni. Non per niente, il suo soprannome è Big Jim. Ma, se vi siete immaginati un superuomo, siete lontani dalla verità. Mariano ha una famiglia, un lavoro sedentario e 56 anni. Insomma, è una persona assolutamente “normale” che, semplicemente credendoci, ha alzato l’asticella un centimetro per volta fino ad arrivare dove lui stesso, solo 2 anni prima, non credeva fosse possibile.

E tu vuoi lasciare un commento e dirci per quale impresa ti stai preparando?

Mi chiamo Alessandro aka adsoul. Non sono: un medico sportivo, un biomeccanico, un preparatore atletico. Sono: una persona che ama pedalare, leggere e scrivere. Così ho pensato di unire le tre cose, vado in bici, leggo e scrivo di bici, sperando di aiutare i visitatori di questo sito a godersi ancora di più la meravigliosa compagna a due ruote.

7 commenti

  • Michele

    Io conosco Mariano Eravamo nella stessa scquadra per il 2018 ho cambiato. io mi sono iscritto al IM di Cervia 2018 sarà il mio primo ironman. Ho già fatto in questi anni alcuni mezzi. Sono una persona normalissima e con budget ridoto, per questo ho scelto Cervia perché logisticamente più comodo. Porterò la mia bimba e mia moglie a Cervia. Ho 11 mesi davanti speriamo in bene !

    • adsoul

      Ciao Michele, ovviamente ti faccio un sacco di auguri. Mi raccomando, facci sapere come va l’allenamento e poi la gara. In bocca al lupo.

  • Gianni Cancian

    Racconto la mia esperienza…Con il sogno dell’ironman preparato la mia prima gara in vita maratona di Venezia 2016 in 4:08, seconda gara treviso marathon 3:33, primo triathlon olimpico le bandie 2:39, secondo olimpico grado 2:26 e poi Cevia 12:07…nel mentre una famiglia, due figli di 7 anni, una moglie assistente di volo, due cambi lavoro e budjet limitato per non incidere in famiglia…e tante sveglie alle 4:30… Talvolta ai sogni basta crederci,credere in se stessi senza ascoltar nessuno(che ti dan del matto) e si avverano…

    • adsoul

      Crederci e avere un sacco di determinazione Gianni. Recentemente ho letto una frase che mi è piaciuta molto: “A me piace, la fatica: sono ormai convinta che sia uno dei piaceri della vita.” La persona che lo ha scritto conosce molto bene la fatica. Come te, direi a occhio e croce. Complimenti e auguri per il secondo IM (ci sarà un secondo IM?)

      • Gianni Cancian

        La fatica è la mia meditazione, disancora il presente per un ritorno a se stessi. Secondo IM?Non lo so …magari fra qualche anno con i miei Figli… complimenti a te!!!

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