Poche donne alle Granfondo

Ciclismo, sport tradizionalmente maschile. Solo un luogo comune? Basandosi sui numeri, sembra assolutamente vero. Prendiamo come esempio l’ultima Novecolli. Le donne classificate, tra percorso lungo e medio, sono 586, pari al 5,74% del numero totale dei concorrenti giunti al traguardo. Va un po’ meglio alla Maratona dles Dolomites. Qui i percorsi sono 3 e 947 le donne che ne hanno terminato uno, pari al 10,54% del totale. Un po’ meglio ma sempre poco: faccio fatica a immaginare altri sport nei quali la differenza sia così marcata.
Gli organizzatori vogliono le donne!
Eppure la presenza femminile è fortemente incoraggiata dagli organizzatori di Granfondo. Spesso la quota di iscrizione è inferiore a quella riservata agli uomini. In altri casi, il pacco gara è personalizzato con l’aggiunta di elementi specifici per il pubblico femminile. Insomma, gli organizzatori sono ben contenti di aumentare la presenza femminile. E si capisce perfettamente il motivo, anzi i motivi: considerato l’indotto che ormai generano le granfondo, le donne, che spesso sono le responsabili degli acquisti nel nucleo familiare, sono un target di elezione. E con loro, spesso, sul luogo della granfondo si reca l’intera famiglia.
Poche donne in bici, poche donne alle granfondo
Il ridotto numero di donne che vanno in bici da corsa con l’intenzione di affrontare certe distanze e l’allenamento necessario può essere un’altra spiegazione. Anche in questo caso la situazione va migliorando: ricordo che venti, trenta anni fa, i gruppi di ciclisti erano esclusivamente maschili. Ora si vedono, con buona frequenza, gruppi misti e, sia pure raramente, addirittura esclusivamente femminili. Però resta il fatto che le donne nei gruppi sono ancora una minoranza, una sparuta minoranza mi verrebbe da dire e la loro presenza alla partenza delle granfondo non fa altro che riflettere questa considerazione.
Un mondo troppo maschile?
L’ultima possibile spiegazione che viene in mente è la difficoltà, per una donna, di entrare in un mondo con una caratterizzazione così fortemente maschile. Penso che non per tutte sia gradevole trovarsi “sole” in mezzo a tanti uomini. E poi, non sempre l’atteggiamento maschile è così “inclusivo”. Ho sentito personalmente commenti non proprio carini, diciamo pure “sessisti”. Aggiungiamo momenti, diciamo così, “delicati”, che tante preferiscono condividere solo con persone dello stesso sesso: la vestizione iniziale e svestizione finale, gli eventuali massaggi, e poi, diciamolo pure, la pipì, un’operazione molto più semplice per noi.
Qual è la tua opinione sulla ridotta presenza femminile nel mondo delle granfondo? Se hai un’opinione, e soprattutto se sei donna, lascia un commento.
Alessandro
Mi chiamo Alessandro aka adsoul. Non sono: un medico sportivo, un biomeccanico, un preparatore atletico. Sono: una persona che ama pedalare, leggere e scrivere. Così ho pensato di unire le tre cose, vado in bici, leggo e scrivo di bici, sperando di aiutare i visitatori di questo sito a godersi ancora di più la meravigliosa compagna a due ruote.

Il gusto dell'impresa

2 commenti
Marina
Non sono una ciclista pura , arrivo dal triathlon, ma pedalare mi piace molto e per le gare di lunga distanza, che ho fatto , ho dovuto fare uscite di molto km p molte ore. Ma non era dovere semmai piacere ! Penso che siano poche le donne alle gran fondo perché programmare un’uscita tale, molto organizzata , in cui la gran parte dei partecipanti mira ad un risultato, quindi più o meno tutti molto agguerriti, frena un po’. Senza contare le ore per allenarsi. Un uomo di famiglia che trascorre una giornata in bici è un piccolo eroe , una mamma è una perditempo. Salvo situazioni familiari in cui le passioni vere sono supportate , nella maggior parte dei casi i sensi di colpa …le lasciano a casa o in libera uscita solo per poche ore .
adsoul
Ciao Marina, innanzitutto grazie per il tuo commento. Francamente non so cosa pensare della tua posizione. Personalmente sono stato sempre molto appoggiato dalla famiglia, però io sono, appunto, un uomo. D’altro canto ho sempre pensato che le cose, almeno da questo punto di vista, stessero cambiando. Tu dici di aver fatto gare di lunga distanza e quindi allenamenti lunghi. Ne deduco che sei stata appoggiata dalla famiglia o, almeno, che non hai subito pressioni psicologiche che ti hanno spinta a considerarti, come dici tu, una perditempo. Se ho ragione, spero che come te ce ne siano sempre di più. Grazie per il tuo contributo e spero di rileggerti presto.